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Autore: admin

Quando una storia finisce

Il dolore iniziale lascia piano piano il posto all’elaborazione della separazione. Ci si trova in qualche modo obbligati a pensare a sé stessi, a cosa si vuole dalla vita e dalla persona che si ha accanto, a ricercare una nuova progettualità investendo sulla propria individualità.

Se si riesce a non controllare l’altro e la sua vita attraverso l’utilizzo smodato dei social, e a distrarsi frequentando vecchi amici o trovandone di nuovi reinvestendo su vecchie attività/hobby rimaste in sospeso, ecco che un progressivo processo di elaborazione e rinascita inizia a realizzarsi.

L’elaborazione della separazione e delle motivazioni per cui è avvenuta è fondamentale per poter reinvestire nella propria vita. Per elaborazione si intende non tanto la gestione degli aspetti pratici ed economici, quanto dei contenuti affettivi, del significato che rivestono per sé e per l’ex compagno/a.

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L’amore infedele

Una relazione extra coniugale può nascere come conseguenza di alcune situazioni in particolare:

  • Coppie che hanno evitato l’intimità provocando così un distacco emotivo: “ad un certo punto della relazione questi coniugi, inconsciamente o consciamente, decidono di non coinvolgersi intimamente nella vita emotiva l’uno dell’altra, dentro o fuori casa” (Andolfi M. ed., La crisi della coppia). Si inizia così ad essere sempre meno curiosi dell’altro e meno interessati al suo mondo.
  • Coppie che vivono il susseguirsi di anni di conflitti mai risolti: sono coppie che spesso si trovano in un circolo vizioso fatto di litigi e svalutazioni dal quale risulta difficile uscire trovando soluzioni adeguate;
  • Coppie che hanno una vita sessuale assente o insoddisfacente: si tratta di coppie in cui sono presenti disfunzioni di natura sessuale o mancanza di desiderio.
  • Coppie che evitano i conflitti: si tratta di coppie che vivono in una pace apparente funzionale a non smuovere nulla.
  • Coppie che conservano il mito del matrimonio e della famiglia ideale: il matrimonio è tenuto insieme dal credere nella famiglia e non nella coppia.

La coppia può rilanciare il proprio legame e utilizzare una situazione di tradimento come risorsa per far crescere e consolidare il proprio legame di coppia, piuttosto che distruggerlo, quando ciascun partner riesce a mettersi in discussione lavorando sulle proprie difficoltà trovando un nuovo equilibrio nella relazione, più funzionale e sano.

Il punto di vista legale rispetto alla separazione dei genitori

In molti caso tale difficoltà si tramuta in una impossibilità cosicchè appare indispensabile per i genitori rivolgersi al Giudice affinchè adotti quei provvedimenti temporanei ed urgenti con riguardo all’affidamento e il mantenimento dei minori.

Non a caso ho utilizzato il termine genitori, anziché, coniugi, poiché di fatto la posizione giuridica, e la connessa tutela giurisdizionale, è pressochè identica.

Infatti i coniugi, e/o i genitori coppia di fatto, dovranno rivolgersi, attraverso l’ausilio e la professionalità di uno o più avvocati, che preliminarmente si attiveranno per la definizione consensuale delle condizioni di mantenimento ed affido dei minori, al Tribunale competente per territorio.

Appare preminente evidenziare che il Giudice adotterà i provvedimenti nell’esclusivo e preminente interesse dei minori.

Con la Legge 54/2006 è stato introdotto l’affido condiviso come regola di carattere generale.

In caso di separazione dei genitori, il giudice deve sempre privilegiare, nella propria decisione, la soluzione di affidare loro i figli in modo condiviso.

 

Tale scelta comporta, all’atto pratico, l’obbligo per entrambi i genitori:

  • di esercitare la responsabilità genitoriale sulla prole
  • di condividere le decisioni di maggiore importanza riguardanti i figli.

Mentre, infatti, ciascun genitore può prendere le decisioni di ordinaria amministrazione che ritiene più opportune per i figli durante il periodo che trascorre con loro, al contrario, i genitori devono sempre assumere insieme le decisioni di maggior interesse per i figli, tenendo conto delle loro capacità, inclinazione naturale e aspirazioni.

L’affidamento dei figli non va confuso con il loro collocamento.

In ogni provvedimento che dispone l’affido condiviso, infatti, il giudice individua il genitore presso il quale i minori dovranno fissare la loro residenza abituale.

 

In che modo i figli possono essere collocati?

Il collocamento può avere tre forme: prevalente, a residenza alternata e invariato.

  • Collocamento prelavente: questa soluzione prevede che i figli abbiano residenza prevalente presso la casa del genitore ritenuto dal giudice più idoneo: il cosiddetto genitore “collocatario“, abitualmente viene individuata la figura materna.
  • Collocamento alternato: questa forma di collocamento prevede che il minore viva per periodi alterni presso ciascuno dei genitori.
  • Collocamento invariato: si tratta di una forma di collocamento peculiare, di solito prevista per accordo della coppia.

Essa implica l’alternanza dei genitori nell’abitare la casa familiare. In altre parole, proprio per evitare ai figli continui spostamenti di residenza, sono la madre e il padre a muoversi da casa secondo turni prestabiliti, mentre i figli restano collocati nell’ambiente domestico nel quale sono cresciuti, così conservando le proprie abitudini e i propri interesse.

A cura di:
Studio Legale Bolognini
Avv. Claudia Bolognini
Patrocinante in Cassazione
Via Lucrezio Caro n.62- 00193 Roma
Tel. 063610928 – Fax 06.3612675 – Cell 3292607404

e-mail:avv.claudiabolognini@libero.it,

Adolescenti alla ricerca del rischio

Secondo D.J. Siegel, professore di psichiatria alla University of California di Los Angeles, la spinta a cercare la gratificazione e il piacere presente in modo accentuato in età adolescenziale, è riconducibile all’incremento nel rilascio di dopamina (neurotrasmettitore che ha un ruolo fondamentale nel creare la spinta a cercare gratificazioni) durante questo periodo della vita. L’aumento nel rilascio di dopamina fa sì che i giovani si sentano attratti da esperienze elettrizzanti che li rendono particolarmente euforici.

Inoltre ancora non del tutto sviluppate risultano essere negli adolescenti le aree cerebrali prefrontali deputate ai processi cognitivi di controllo e di inibizione dell’azione.

Durante l’adolescenza si realizzerà il collegamento tra aree diverse del cervello e si svilupperanno progressivamente particolari fibre nervose nella parte superiore del cervello in grado di creare uno spazio mentale tra impulso e azione. Queste andranno a controbilanciare il sistema della gratificazione della dopamina, “così su di giri in questa fase della vita” riequilibrando la tendenza all’impulso.

Dicono della psicoterapia

“La psicoterapia è un percorso dentro sè stessi per comprendere maggiormente le proprie pulsioni, i propri disagi, i propri malori. Tutte le nostre reazioni sono riconducibili ad un nostro atteggiamento interno non sempre spiegabile razionalmente. Ecco, la psicoterapia fornisce tutti gli strumenti per capire cosa ci succede e per quale motivo ci succede, per capire noi stessi, come siamo, cosa vogliamo realmente, cosa possiamo fare per vivere meglio e così trovare la strada che ci fa stare bene con noi stessi e quindi con gli altri”.

“Personalmente trovo che la psicoterapia sia un utile strumento per riuscire ad analizzare ed affrontare tutti i lati nascosti della nostra mente.

Nel mio caso personale, il supporto psicologico è ed è stato un salvagente fondamentale che mi ha permesso di non affogare nel labirinto che, involontariamente, mi si era costruito intorno.

Sicuramente non un semplice percorso, ma con il sostegno di ottimi professionisti, si raggiungono traguardi inimmaginabili”.

“Ero in uno stato depressivo con attacchi di panico per via di varie vicende del passato mai risolte e lasciate lì a sedimentare solo ansia. Durante il mio percorso ho capito da dove arrivava il problema. Così oggi sono una donna diversa, una moglie e una mamma felice”.

Abbiamo deciso di separarci

La percentuale di separazioni e di divorzi nel tempo è andata aumentando. Il diciassettesimo anno di matrimonio in particolare risulta essere maggiormente a rischio crisi e separazione tra i coniugi.

I continui litigi o al contrario l’estenuante apatia e indifferenza tra marito e moglie portano ad entrare in un circolo vizioso ristagnante dal quale spesso l’unica via di uscita per i coniugi risulta essere la separazione.

 

Quale futuro per i figli?

Molti genitori preferiscono non separarsi per non far male al proprio figlio, rimandando la decisione a quando lui sarà più grande. In realtà per i figli è meglio affrontare un periodo di dolore dovuto alla separazione dei propri genitori piuttosto che vivere all’interno di una famiglia dove si percepisce una continua aria di tensione.

E’ importante spiegare al proprio figlio, bambino o ragazzo che sia e con un linguaggio appropriato alla sua età, le motivazioni per le quali i genitori decidono di separarsi. Spesso i figli pensano di essere loro la “causa” della separazione soprattutto in tutti quei casi in cui gli ex coniugi continuano a farsi la guerra mettendo in mezzo il proprio figlio costringendolo a schierarsi dall’una o dall’altra parte.

Le separazioni dei genitori sono dei veri e propri lutti che necessitano di un tempo di elaborazione e riorganizzazione sia per i genitori sia per i figli. Questi ultimi hanno bisogno di vicinanza e di empatia da parte dei propri genitori, che pur assorbiti dalla loro sofferenza, sono chiamati a svolgere la loro funzione genitoriale nonostante la cessazione della funzione coniugale.

La coppia in prigione

Quando questi aspetti sono disfunzionali ecco che la coppia rischia di restare imprigionata in una dinamica distorta e poco sana.

Marco viene da una famiglia che tende a stabilire relazioni dipendenti: i genitori tendono a trattarlo come un bambino; Simona viene da una storia familiare caratterizzata da dipendenze alimentari. I due si incontrano su un reciproco bisogno di “libertà e autonomia emotiva” che si manifesta però in una dipendenza affettiva l’uno dall’altra. Questo è quello che hanno imparato nelle rispettive famiglie di origine. Si sentono imprigionati in questa dinamica di coppia che provoca continui litigi e incomprensioni e non li fa incontrare realmente. Per questo decidono di chiedere un aiuto.

I partner quindi vivono le relazioni non solo sulla base di aspetti consapevoli della relazione con l’altro ma anche in funzione dei modelli interni che hanno costruito nel corso della loro vita con le figure significative di riferimento.

Depressione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di invalidità per malattia, subito dopo le malattie cardiovascolari, con una stima di prevalenza pari ad un individuo su sei, e con una probabilità di ricaduta compresa in un intervallo tra il 35% e il 65%. La diffusione di questo disturbo interessa entrambi i sessi, con una prevalenza doppia nelle donne rispetto agli uomini, e tutte le fasce di età, con un tasso di prevalenza del 4% sotto i 18 anni.

Nell’ultimo anno in Europa sono stati spesi 450 miliardi di euro per la cura di malattie che riguardano la sfera psichica.

Eppure depressione, bipolarismo e schizofrenia, nonostante la grande diffusione, continuano ad essere disturbi che provocano vergogna e tendono a rimanere nascosti. Non se ne parla.

La fragilità psichica rimane un aspetto che fa molta paura e crea disagio quando in realtà è proprio la fragilità ciò che dà forza nella vita, come sottolineato dallo psichiatra Vittorino Andreoli “ la fragilità rifà l’uomo, mentre la potenza lo distrugge, lo riduce a frammenti che si trasformano in polvere”.

Cos’è la logopedia?

La comunicazione è fatta di molti aspetti diversi tra loro. Ascolto, gesti, tempi di conversazione, intonazione della voce, costruzione della frase, scelta delle parole.

La logopedia si occupa anche di tutti i disturbi dell’apprendimento scolastico come le difficoltà legate alla lettura, alla scrittura e all’area logico matematica.

 

Chi è il logopedista?

Il logopedista è un professionista laureato ed abilitato a questa professione sanitaria. Lavora spesso in equipe con medici e altri colleghi dell’ambito riabilitativo come terapisti della neuro psicomotricità dell’età evolutiva, fisioterapisti e psicologici.

Su indicazioni del medico, utilizzando dei test, il logopedista effettua una diagnosi completa e prende in carico il paziente avendo chiari gli obiettivi e le modalità d’intervento da mettere in atto.

Nessuna patologia prevede un iter univoco e sempre uguale di trattamento, quest’ultimo va modulato sul singolo paziente.

Esistono nel paziente delle difficoltà da superare e delle competenze da stimolare, al logopedista è lasciata la facoltà di decidere come farlo.

 

Quando serve andare da un logopedista in età evolutiva?

Come già scritto si giunge dal logopedista perché inviati da un neuropsichiatra infantile, da un otorino, da un foniatra, da un odontoiatra, dal medico curante o da un altro specialista.

Solitamente giungono a valutazione logopedica.

Il bambino da 2 a 4 anni che:

  • Non ha ancora cominciato a parlare
  • Non sembra comprendere gli ordini, anche i più semplici
  • Non sembra capire le singole parole
  • Non ha una buona coordinazione motoria
  • Non si esprime in maniera comprensibile (3-4 anni)
  • Non chiede le cose indicandole
  • Non ha una buona comunicazione con i suoi coetanei

Il bambino da 4 a 6 anni che:

  • Parla usando solo una parte delle parole
  • Non pronuncia bene alcune parole
  • Non pronuncia bene alcune lettere
  • Scambia le lettere all’interno delle parole
  • Non socializza con gli altri bambini
  • Ha un disegno povero nei contenuti
  • Ha una cattiva coordinazione
  • Produce balbettii
  • Urla ed è spesso senza voce o ha la voce rauca

 

Il bambino dai 6 anni in su:

  • Presenta difficoltà di concentrazione a scuola
  • Ha difficoltà di apprendimento
  • Ha difficoltà a scrivere
  • Ha difficoltà a leggere
  • Ha problemi con l’ortografia
  • Ha una grafia non comprensibile
  • Ha difficoltà nell’ambito matematico
  • Ha difficoltà ad imparare a memoria
  • Ha difficoltà nell’organizzare un discorso
  • Ha difficoltà a socializzare
  • Non sta fermo e non riesce a concentrarsi
  • Non deglutisce bene la saliva e ha una spinta della lingua sui denti incisivi (deglutizione atipica)

 

Dott.ssa Francesca Amendola
Logopedista

cell. 347-6493255