QUANDO L'IDEA DI USCIRE DA CASA TERRORIZZA: LA SINDROME DELLA CAPANNA

 

Si tratta di quel misto di confusione e insicurezza, di ansia e paura di uscire di casa, di incontrare altra gente, di sfiducia nei confronti del prossimo. In generale, è la paura della ripartenza.

Le restrizioni imposte con l’emergenza Covid 19 possono predisporre alcune persone all’insorgenza della sindrome della capanna. Quest’ultima ha un’alta incidenza in alcuni stati degli Usa dove “la popolazione è costretta a rimanere in casa per mesi per affrontare in sicurezza gli inverni molto rigidi e prova un senso di straniamento e angoscia all’arrivo della primavera quando torna ad avere contatti diretti e più stretti con il mondo esterno. Lo stesso effetto lo ha chi esce da un periodo di malattia molto lungo o di ospedalizzazione prolungata” (https://lamenteemeravigliosa.it/sindrome-della-capanna-paura-di-uscire-dalla-quarantena/).

Secondo le stime della Società italiana di Psichiatria, non si tratta di un fenomeno raro. Sono infatti circa un milione di italiani, quelli che adesso hanno paura di tornare alla normalità.

Sintomatologia

Uno dei sintomi più comuni è la letargia, la necessità di fare lunghi pisolini e la difficoltà a svegliarsi la mattina.

Si possono riscontrare perdita di motivazione nel fare le cose, calo della concentrazione, paura e angoscia per il futuro, depressione e attacchi di panico.

Le persone che soffrono di questa sindrome manifestano poca voglia di uscire perché hanno paura di tornare alla normalità e stanno bene in casa, circondati da quello di cui necessitano.

La sindrome della capanna non è un disturbo psicologico. Descrive semplicemente una situazione emotiva normale dopo un contesto di isolamento durato diverse settimane.

Anche i bambini possono manifestare questa sindrome rifiutandosi ad uscire di casa e sentendosi al sicuro solo dentro l’ambiente domestico: “Fuori c’è il coronavirus, non voglio uscire”, “Chiudo le finestre perché altrimenti entra il virus”.

Come affrontare la situazione?

Serve gradualità. Il tempo e lo sforzo di riprendere piccole abitudini della vita quotidiana, che includano brevi uscite da casa, possono essere un primo passo verso la risoluzione progressiva.

Bisogna aiutare i bambini a riprendere una nuova normalità, nella consapevolezza che se noi adulti recuperiamo una serenità loro potranno fare altrettanto.

Quando l’idea di uscire da casa terrorizza e non tende ad alleviarsi con il passare del tempo, è importante chiedere aiuto ad un professionista.

 

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